LA NOSTRA CHIESA
Caratteri compositivi
Il progetto della chiesa di Taggì di sotto è stato eseguito dall’Arch. Odoni il quale ha poi seguito anche la Direzione Lavori coadiuvato all’Ing. Stoppato. Il motivo per il quale egli abbia scelto come riferimento tipologico lo schema della chiesa Romanica a tre livelli: cripta, navate, presbiterio, risale forse ad un viaggio antecedente che l’Architetto aveva fatto in Puglia, così come raccontato dalla figlia; tale riferimento è evidente confrontando la pianta della chiesa di Taggì con un esempio Romanico, su scala diversa, come il Duomo di Modena : pianta a croce Latina, con tre navate, presbiterio e absidi conclusive. Un ipotesi è che l’Architetto abbia voluto attingere da chiese dedicate allo stesso Santo, già da tempo consolidate, come la chiesa di San Nicola di Bari e la Cattedrale di San Nicola di Trani, due notevoli testimonianze di chiese romaniche dell’Italia meridionale.
Il progettista ha seguito i riferimenti Romanici adeguandoli a dei compromessi innovativi, dovuti forse alle modeste dimensioni o forse a indicazioni della committenza.
I riferimenti architettonici sono attinti dalle chiese presenti in tutto il panorama italiano del periodo Romanico. Sono evidenti i riferimenti esterni alle chiese meridionali sopramenzionate: dalla copertura a doppia capanna, al protiro (portico d’ingresso) in aggetto su colonne poggianti su leoni e portanti il tetto, alla greca di rifinitura lungo la gronda. Mentre la struttura del tetto a capriate in legno ci rimanda alle note chiese fiorentine di San Miniato al Monte e la Basilica dei Santi Apostoli.
La chiesa di Taggi di Sotto si struttura quindi con i canonici tre livelli: uno spazio interrato, l’attuale patronato, che si può identificare con la cripta romanica. Esso era collegato con il presbiterio tramite una scaletta posta alla sua sinistra, attualmente questa è stata chiusa per dar posto ad un ripostiglio e l’unico ingresso rimane quello laterale dall’esterno, perdendo in questo modo la sua originaria funzione di sepolcro o santuario del Santo Patrono. Mantiene invece il suo fine morfologico strutturale di portare in alto il presbiterio rispetto al piano delle navate.
Questo spazio si trova ad una quota di m – 1.26 rispetto allo 0,00 preso dal piazzale antistante la chiesa, la quota pavimento navate è a m + 1,44 e il presbiterio a quota m + 2,14.
Lo spazio delle navate si articola in 5 campate, la navata centrale ha un passo di m 7,20 all’asse colonne; quest’ultime si susseguono con un ritmo irregolare nel senso longitudinale (l’irregolarità è una dimensione anomala per i romanici tutto era regolato da una precisa geometria). Le navate laterali sono larghe m 3,60 da asse colonna a muro, cioè la metà precisa della navata centrale (correlazione geometrica come da riferimento storico).
Il presbiterio, più alto di pochi gradini, contiene il nuovo altare, l’ambone e il tabernacolo posto sull’originario altare che fa da quinta all’abside conclusiva dove è stato collocato l’organo.
La pianta della chiesa ha uno sviluppo di m 18,62 in larghezza e m 34,76 in lunghezza, l’altezza al colmo della navata principale è di m 15,30.
Lo schema strutturale si imposta sui punti d’intersezione della maglia ortogonale formata dagli allineamenti delle colonne, della navata centrale, e le lesene presenti sulle pareti delle navate laterali. Tale schema risulta con un passo irregolare dove nelle campate più piccole, delle navate laterali, trovano posto le cappelle dedicate ai santi.
Lo spazio delle navate si conclude con una copertura a due falde formata da travi in legno, ortogonali alle capriate, sulle quali poggiano tavelloni intonacati e decorati nelle fasce di risulta da tale incrocio. Le capriate sono “all’italiana” con monaco, staffa e puntone.
Tali strutture poggiano su contrafforti che nella navata centrale terminano sulle colonne. Il doppio ordine di elementi portanti, colonne e contrafforti, era tipico del periodo Romanico ed era eseguito per dare slancio verso l’alto alla navata centrale. Questa verticalità è ulteriormente sottolineata dall’apertura di lunghe finestre tra i contrafforti nella parte alta della navata.
Le colonne in trachite hanno un ordine eclettico, basamento di ordine ionico e capitello con raffigurazioni simboliche, quasi grottesche mescolate alla foglia di ordine corinzio.
La muratura perimetrale di tutto il complesso edilizio è in mattoni a vista. Sono stati intonacati alcuni elementi per portarli in risalto e per poterli poi decorare; come i contrafforti della navata centrale, le pareti del presbiterio, dell’abside e i soffitti.
Il presbiterio sopraelevato è segnato da due pilastri articolati che hanno funzione strutturale, essi devono infatti sostenere non più solo la spinta verticale delle capriate ma anche quella trasversale della volta a crociera che conclude la copertura. Questa è marcata da due costoloni che si incrociano a formare quattro vele dove trovano posto altrettanti simbolici dipinti.
Questo spazio era diviso dalle navate da balaustre in marmo, come nelle chiese romaniche.
Esso si divide in due parti: la parte anteriore verso la platea, refuso del transetto, aperto sui quattro lati; la parte retrostante dove le arcate della navata continuano sulle pareti chiuse, contrapposte, soltanto come modanature sopra alle quali si aprono le finestre a trifora.
L’abside conclusiva tutta intonacata e decorata nel catino, presenta due finestre allungate attualmente tamponate.
Il pavimento di tutta la chiesa si alterna con marmo bianco e rosso di Asiago. Le navate hanno il classico motivo a correre con pezzatura rettangolare, mentre la parte rialzata del presbiterio e spazi laterali sono in graniglia di marmo, Veneziana, con decorazioni a stella.
La maggior parte delle superfici intonacate sono state decorate con raffigurazioni pittoriche. Anche queste con chiari richiami alle rappresentazioni paleocristiane e bizantine riportate nelle chiese meridionali del periodo Romanico.
Sono decorazioni simboliche della vita, della morte e della trinità; sui costoloni della navata principale sono rappresentati i santi apostoli in modo stilizzato con aureola foglia oro.
La particolarità di queste raffigurazioni oltre all’incontenibile creatività del pittore che le ha eseguite è che il progettista non le aveva previste nè volute. Tale affermazione è data da fonti certe, la figlia dell’Arch. Odoni; non si conosce quindi l’origine di tale commissione.
Gentile concessione Arch. Nadia Turato
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Il progetto della chiesa di Taggì di sotto è stato eseguito dall’Arch. Odoni il quale ha poi seguito anche la Direzione Lavori coadiuvato all’Ing. Stoppato. Il motivo per il quale egli abbia scelto come riferimento tipologico lo schema della chiesa Romanica a tre livelli: cripta, navate, presbiterio, risale forse ad un viaggio antecedente che l’Architetto aveva fatto in Puglia, così come raccontato dalla figlia; tale riferimento è evidente confrontando la pianta della chiesa di Taggì con un esempio Romanico, su scala diversa, come il Duomo di Modena : pianta a croce Latina, con tre navate, presbiterio e absidi conclusive. Un ipotesi è che l’Architetto abbia voluto attingere da chiese dedicate allo stesso Santo, già da tempo consolidate, come la chiesa di San Nicola di Bari e la Cattedrale di San Nicola di Trani, due notevoli testimonianze di chiese romaniche dell’Italia meridionale.
Il progettista ha seguito i riferimenti Romanici adeguandoli a dei compromessi innovativi, dovuti forse alle modeste dimensioni o forse a indicazioni della committenza.
I riferimenti architettonici sono attinti dalle chiese presenti in tutto il panorama italiano del periodo Romanico. Sono evidenti i riferimenti esterni alle chiese meridionali sopramenzionate: dalla copertura a doppia capanna, al protiro (portico d’ingresso) in aggetto su colonne poggianti su leoni e portanti il tetto, alla greca di rifinitura lungo la gronda. Mentre la struttura del tetto a capriate in legno ci rimanda alle note chiese fiorentine di San Miniato al Monte e la Basilica dei Santi Apostoli.
La chiesa di Taggi di Sotto si struttura quindi con i canonici tre livelli: uno spazio interrato, l’attuale patronato, che si può identificare con la cripta romanica. Esso era collegato con il presbiterio tramite una scaletta posta alla sua sinistra, attualmente questa è stata chiusa per dar posto ad un ripostiglio e l’unico ingresso rimane quello laterale dall’esterno, perdendo in questo modo la sua originaria funzione di sepolcro o santuario del Santo Patrono. Mantiene invece il suo fine morfologico strutturale di portare in alto il presbiterio rispetto al piano delle navate.
Questo spazio si trova ad una quota di m – 1.26 rispetto allo 0,00 preso dal piazzale antistante la chiesa, la quota pavimento navate è a m + 1,44 e il presbiterio a quota m + 2,14.
Lo spazio delle navate si articola in 5 campate, la navata centrale ha un passo di m 7,20 all’asse colonne; quest’ultime si susseguono con un ritmo irregolare nel senso longitudinale (l’irregolarità è una dimensione anomala per i romanici tutto era regolato da una precisa geometria). Le navate laterali sono larghe m 3,60 da asse colonna a muro, cioè la metà precisa della navata centrale (correlazione geometrica come da riferimento storico).
Il presbiterio, più alto di pochi gradini, contiene il nuovo altare, l’ambone e il tabernacolo posto sull’originario altare che fa da quinta all’abside conclusiva dove è stato collocato l’organo.
La pianta della chiesa ha uno sviluppo di m 18,62 in larghezza e m 34,76 in lunghezza, l’altezza al colmo della navata principale è di m 15,30.
Lo schema strutturale si imposta sui punti d’intersezione della maglia ortogonale formata dagli allineamenti delle colonne, della navata centrale, e le lesene presenti sulle pareti delle navate laterali. Tale schema risulta con un passo irregolare dove nelle campate più piccole, delle navate laterali, trovano posto le cappelle dedicate ai santi.
Lo spazio delle navate si conclude con una copertura a due falde formata da travi in legno, ortogonali alle capriate, sulle quali poggiano tavelloni intonacati e decorati nelle fasce di risulta da tale incrocio. Le capriate sono “all’italiana” con monaco, staffa e puntone.
Tali strutture poggiano su contrafforti che nella navata centrale terminano sulle colonne. Il doppio ordine di elementi portanti, colonne e contrafforti, era tipico del periodo Romanico ed era eseguito per dare slancio verso l’alto alla navata centrale. Questa verticalità è ulteriormente sottolineata dall’apertura di lunghe finestre tra i contrafforti nella parte alta della navata.
Le colonne in trachite hanno un ordine eclettico, basamento di ordine ionico e capitello con raffigurazioni simboliche, quasi grottesche mescolate alla foglia di ordine corinzio.
La muratura perimetrale di tutto il complesso edilizio è in mattoni a vista. Sono stati intonacati alcuni elementi per portarli in risalto e per poterli poi decorare; come i contrafforti della navata centrale, le pareti del presbiterio, dell’abside e i soffitti.
Il presbiterio sopraelevato è segnato da due pilastri articolati che hanno funzione strutturale, essi devono infatti sostenere non più solo la spinta verticale delle capriate ma anche quella trasversale della volta a crociera che conclude la copertura. Questa è marcata da due costoloni che si incrociano a formare quattro vele dove trovano posto altrettanti simbolici dipinti.
Questo spazio era diviso dalle navate da balaustre in marmo, come nelle chiese romaniche.
Esso si divide in due parti: la parte anteriore verso la platea, refuso del transetto, aperto sui quattro lati; la parte retrostante dove le arcate della navata continuano sulle pareti chiuse, contrapposte, soltanto come modanature sopra alle quali si aprono le finestre a trifora.
L’abside conclusiva tutta intonacata e decorata nel catino, presenta due finestre allungate attualmente tamponate.
Il pavimento di tutta la chiesa si alterna con marmo bianco e rosso di Asiago. Le navate hanno il classico motivo a correre con pezzatura rettangolare, mentre la parte rialzata del presbiterio e spazi laterali sono in graniglia di marmo, Veneziana, con decorazioni a stella.
La maggior parte delle superfici intonacate sono state decorate con raffigurazioni pittoriche. Anche queste con chiari richiami alle rappresentazioni paleocristiane e bizantine riportate nelle chiese meridionali del periodo Romanico.
Sono decorazioni simboliche della vita, della morte e della trinità; sui costoloni della navata principale sono rappresentati i santi apostoli in modo stilizzato con aureola foglia oro.
La particolarità di queste raffigurazioni oltre all’incontenibile creatività del pittore che le ha eseguite è che il progettista non le aveva previste nè volute. Tale affermazione è data da fonti certe, la figlia dell’Arch. Odoni; non si conosce quindi l’origine di tale commissione.
Gentile concessione Arch. Nadia Turato
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